Quando si parla di sicurezza informatica, non è sufficiente agire in modo reattivo; la prevenzione è fondamentale perché il miglior modo per difendersi da un attacco informatico è anticiparlo, e impedire che accada.
Per questo motivo, un numero crescente di aziende investono le proprie risorse di cybersecurity nello studio di nuove tendenze, nell'analisi delle più recenti tipologie di attacchi informatici e, infine, nella protezione dei propri sistemi IT in modo più efficiente, evitando problemi prima ancora che si presentino.
In merito a questo, vorrei analizzare due strategie di prevenzione da minacce informatiche che, sebbene possano sembrare simili, differiscono su diversi aspetti: honeypots e sandboxing.
Cos’è un Honeypot?
La strategia honeypot (letteralmente “barattolo di miele”) si basa su un componente hardware o software utilizzato come “esca” per ingannare i potenziali cyber criminali.
Come funziona? La tattica solitamente è la seguente: nella prima fase, l’azienda attiva una serie di server o di sistemi che risultino vulnerabili all’esterno e che contengano contenuti sensibili.
Apparentemente, l’azienda sembra avere un punto debole di cui un potenziale aggressore potrebbe approfittare. Quello che l’aggressore non sa, è che una volta entrato “nella trappola” sarà costantemente monitorato dall’azienda.
Le aziende hanno un triplice vantaggio in questo caso:
- Riescono a bloccare attacchi che potrebbero realmente compromettere il sistema;
- Tengono impegnato l’aggressore, portandolo fuori strada e facendogli perdere tempo;
- Possono analizzare i movimenti del cyber criminale e utilizzare queste preziose informazioni per rilevare nuove strategie di attacco.
Gli honeypot sono simili al cosiddetto cyber controspionaggio, strategia basata anche questa sullo sfruttamento di una trappola per gli aggressori.
Ci sono inoltre metodi per rendere questa tattica ancora più sofisticata: è possibile sviluppare più honeypot su applicazioni e sistemi reali, creando così un vero e proprio network, il cosiddetto honeynet; questo consentirà di far credere all’aggressore di essere riuscito ad entrare nel cuore del sistema informatico aziendale.
In conclusione, gli honeypot sono strategie che possono rivelarsi molto utili, soprattutto per le grandi aziende, poiché solitamente devono gestire volumi ingenti di informazioni sensibili e quindi risultano gli obiettivi maggiormente presi di mira da parte di cyber criminali.
Cos’è una Sandbox?
Le sandbox si distinguono dagli honeypot per molteplici aspetti. Innanzitutto, è una tattica meno rischiosa e solitamente viene eseguita quando un’azienda sospetta all’interno di sistemi o applicazioni sia presente un malware.
In questo caso, si isola il processo ritenuto infetto; verrà eseguito su un altro server attraverso un solo computer, assicurandosi che esso sia completamente isolato dal resto dei dispositivi presenti in azienda.
Quindi, mentre l’obiettivo di un honeypot è quello di attirare gli aggressori in una trappola evitando un attacco, la strategia basata su sandboxing si concentra sulla valutazione di possibili infezioni che potrebbero aver già colpito il sistema, isolando il processo sospetto.
La strategia sandboxing è molto utile per aziende che lavorano spesso con materiale scaricato da internet che quindi potrebbe compromettere la sicurezza del sistema IT. Risulta fondamentale quando, ad esempio, un utente non sensibilizzato in merito alla sicurezza informatica, scarica un allegato che potrebbe essere fonte di una potenziale minaccia.
In Conclusione
C’è però un aspetto molto importante da chiarire: tutte le aziende possono essere vittime di attacchi informatici, indipendentemente dalle dimensioni. Pertanto, in questo contesto, è fondamentale dotarsi di soluzioni complete per la prevenzione e la protezione di rete e dispositivi.
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